domenica 8 luglio 2012

Carpe Diem

E ieri siamo stati a fermare le ragazze per strada, con Garp.
Garp è in questo momento il mio amico più operativo; vale a dire, quello con cui esco più spesso.
E' stata una amicizia imprevista, nata da un incontro in tutt'altro contesto; e inizialmente, non ne avevo simpatia.
Ma, nonostante la nostra diversissima provenienza, abbiamo in comune una disperazione lucida e incapace di arrendersi.
Lui lo fa da molto tempo; io ne ho qualche esperienza, e volentieri ho preso ad accompagnarlo in queste scorribande in cui è meglio non essere soli.
Perché l' uomo isolato incute timore, il timore del maniaco, dell' outcast, dell' incontrollabile incapace di socialità.
E le ragazze viaggiano a coppie. Qualche volta,in gruppi di tre, o poche di più.
Siamo stati a Parco Sempione. Il primo è stato un gruppo di polacche; due inguardabili, una, bionda sui quaranta, appena sopra la mia soglia di accettazione, ma piaceva molto a Garp. Si è avvicinato fingendo di chiedere informazioni; loro gli hanno creduto, per i primi dieci secondi.
Poi abbiamo gettato la maschera, con un sorriso. La bionda preferiva parlare in Francese, per cui più che altro ho comunicato io come mi riusciva (lo leggo, ma...). Non è che lui sia rimasto tagliato fuori, aiutato dalla simpatia e dall'energia quasi infinita che gli invidio.  Sarebbero restate in Italia ancora per un paio di mesi, insegnanti di scuola in vacanza. Alla bionda piacevo chiaramente di più io, ma il piacere non era abbastanza reciproco. Quando è stato chiaro che per Garp non c'era niente da fare, le abbiamo salutate.
Non è che io stessi molto meglio del giorno prima; ma una cosa mi hanno insegnato anni di solitudine: non si gettano via le occasioni di uscire con gli amici. Sono un dono prezioso e per nulla scontato; e se ti sembra che non sia raro, è solo perché sei in una bolla, che prima o poi scoppierà. Tempus fugit, carpe diem. E cave canem, vabbè.
Poi, nel relativo marasma di quella giornata, ricordo due Kazhake, studentesse di architettura, che non volevano saperne; un paio che abbiamo provato a fermare con la scusa di proporgli una apparizione in un video (la bionda, strafiga annoiata: già fatto); altre due puntate e immediatamente evitate quando ci siamo resi conto che per età eravamo in zona galera.
E poi Gilda. Stavamo andando via quando l' ho vista. Brunetta, snella, molto bella (forse il naso non mi piaceva molto, ma cavolo, la sposo e glie lo faccio rifare, no?). Gonna lunga nera e camicetta bianca.  In coppia con una meno bella, inspiegabilmente vestita da centrafricana ricca, un pugno nell'occhio non piacevole, con un orrendo cappello cilindrico che le nascondeva completamente i capelli suggerendo una impressione di calvizie.
La approccio con un classico: "Scusa sto cercando di inventare una scusa per rimorchiarti ma ho mal di testa, e se potessimo saltare questa fase..."
Ovviamente no, grazie. Ma il mio lontano amico Ubaldo me l'aveva insegnato: non mollare, che ci perdi?
Continuo a camminarle a fianco per il viale, le mani dietro la schiena ad escludere qualunque ipotesi di aggressione o presa. E le parlo, incessantemente come mi riesce facile, inventando giochi e  arcobaleni con le parole. Non serve a nulla.
La situazione la sblocca Garp, buttando lì che siamo musicisti (è perfino vero, incidentalmente). Improvviso lampo di interesse, è una ballerina. Garp le propone di comparire nel nostro video, insieme all'amica. Il video può darsi che lo facciamo tra un anno, ma perché sottilizzare.
Scambio di email, ma sarà dura: non ride alle mie battute e critica tutto quel che dico. Le lascio il mio biglietto da visita da Serio Professionista, con dietro scribacchiato un link dove andare a sentire le mie canzoni. Non ne verrà fuori niente, ma preferisco vada male con quelle belle.
Perché non è che le brutte siano di molto più facili.
Tornando, un breve epilogo sotto il Duomo, con due Inglesi in partenza domani (una delle due era una brunetta divina), e lì l'estrazione popolare di Garp, che è andato un pò troppo sul grossiè, ha rischiato di costarci una chiamata di vigili.
Andando via noto le spalle di una visione in tacchi a spillo. Ipnotizzato accelero e la affianco con un "Sei molto bella" privo di convinzione. "Grazie". E ride. La guardo un pò stupito. Come spesso accade, il volto non è all'altezza del resto, ma non è brutta. Sicuramente sopra la mia soglia di attenzione. Rumena, ride di continuo a  tutto quel che dico, la invito a cena sui Navigli ma stasera non può e domani parte. Mi lascia il numero di telefono, può darsi che tra qualche giorno ripassi da Milano.
Può darsi. Non ci perderò il sonno.

La sera, una stanca replica alle Colonne di San Lorenzo, con altri, ma avevo finito la benzina.

Oggi andiamo in piscina, e alla fine perché no, meglio che impazzirsi addosso.

A sorpresa mi ha chiamato Demetra. Vorrà soldi, ovvio, ma non è questo il problema.

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